Un pensiero misconosciuto: Il manifesto del movimento nazional-anarchico di Troy Southgate

Di Pietro Missiaggia
Quando lo studioso italiano di dottrine politiche, lo storico studioso della “destra radicale”, della così detta “sinistra rivoluzionaria” o dei movimenti anarchici sente parlare di nazional-anarchismo e del suo ideologo di punta Troy Southgate rimangono entrambi sconcertati e dubbiosi di fronte a tale pensatore e tale innovativa visione del mondo (weltanschauung); questo perché egli è completamente ignorato nel contesto dell’Europa mediterranea; l’Italia però sotto alcuni aspetti rappresenta un’eccezione alla regola. Troy Southgate nasce a Londra nel 1965, si laurea in Storia e Teologia all’Università di Kent e si erge come ideologo di un movimento nazional-anarchico che si prefigge di creare nuove sintesi ed andare oltre la destra e la sinistra. In Italia, fortunatamente, il pensiero di Southgate è stato letto e conosciuto, anche se solo marginalmente, per l’iniziativa di diffusione messa in atto dalle Edizioni Sì che hanno pubblicato il suo Manifesto Nazional-Anarchico (Edizioni Sì, Milano,2018). Questo articolo vuole cercare di illustrare in maniera obbiettiva il pensiero del Southgate e comprendere, cosa, il lettore italiano può attingere dalle sue idee nella nostra epoca di pura dissoluzione. Partiamo dal principio; dal significato di nazional-anarchismo; cosa significa? Cosa rappresenta? Un ossimoro? Assolutamente no, per Southgate l’anarchismo deve liberarsi dalle storpiature che l’ha intriso la sinistra. La sinistra è un’ideologia funzionale al sistema infatti; il giovane anarchico che si richiamerà alla sinistra pensando di essere realmente anarchico rimarrà un edonista che critica la società con il mero movimentismo più o meno “militante” ma che nei fatti è parte integrante del sistema poiché egli non sa andare oltre il materialismo dell’anarco-comunismo e non sa scindere il pensiero di pensatori come il Bakunin, il Kropotkin o il Proudhon da quello del marxismo; anzi spesso non sa nemmeno chi sia Marx e si accontenta di bere una bottiglia di coca cola per dimenticare. Attuali sono, a questo proposito, le parole di Nicolás Gómez Dávila sul fatto che oramai le insegne scolorite del Partito Comunista sono dimenticate e lasciate in qualche ripostiglio buio ed il futuro appartiene alla Coca Cola ed alla pornografia (cfr. Pensieri Antimoderni, Edizioni di AR, Padova, 2010). Un altro errore fatto della sinistra, anche se non lo ammetterà mai per Southgate; è il fatto di aver trasformato l’anarchia, così come ogni ideologia che è entrata in contatto con il suo substrato culturale, in un sistema dogmatico, paranoico e centralizzato. Attuali sono le parole del nostro ideologo quando afferma: “[…] la maggior parte delle persone di Sinistra, non potrà riposare fino a quando non sarà in grado di organizzare ogni singolo minuto della vita degli altri.” (Op.cit. Milano, 2018 cit. p.30) “La Sinistra, proprio come la Destra totalitaria, si rifiuta di tollerare chiunque tenti di opporsi alla sua visione di una società all-inclusive”. (Ibidem) La sinistra per Southgate è parte di un sistema paranoico ed ossessivo-compulsivo (A tal proposito si cita il testo di Kerry Bolton, La sinistra psicopatica, Gingko Edizioni, Verona, 2018); parte di una mentalità totalitaria ereditata in parte dai totalitarismi novecenteschi e d’altra parte da un proprio dogmatismo secolarizzato che non sa andare oltre il passato XX secolo. La dialettica marxiana è oramai scaduta; i suoi cultori dovrebbero tagliare i propri rami secchi per far gettare nuove gemme al suo “albero ideologico”, ma molto spesso non ci riescono perché hanno dimenticato sia Marx che come rinnovarsi. Analoghe osservazioni sulla mentalità di sinistra furono fatte anche da Theodore Kaczynski nel suo famoso manifesto La società industriale e il suo futuro dove descrive, nelle prime pagine, la paranoide della sinistra contemporanea che invece di criticare la modernità liberale si focalizza sulla paura del “nemico interno” (qualsiasi persona che non condivida gli ideali dei sinistri) come se fossimo ancora al tempo della Rivoluzione d’Ottobre e se i nostri radical-chic fossero rivoluzionari bolscevichi nonché il suo accollarsi ed essere parte integrante della modernità; poiché essa non sa andare oltra al materialismo ed al puro economicismo per raggiungere nuove vette e sintesi; come ebbe da dire anche il filosofo francese Alain De Benoist (Cfr. Sull’orlo del baratro, Arianna Editrice, Bologna, 2014). Questo fa male; ma è l’amara verità. Per Southgate l’anarchia, quindi, non è “fare casino in piazza” cioè la semplice protesta che oramai, spesso e volentieri, non porta a niente se non a rimanere dentro il nostro Sistema; quindi la così detta “voce”; ma è necessario rifiutare il sistema, avere libertà interiore portata nel mondo terreno, esteriore, temporale e fisico che porta ad una libera uscita dal sistema come ebbe da dire Nick Land nel suo Illuminismo Oscuro (Gog Edizioni, Roma, 2021); è necessario essere consci della propria libertà ed individualità che ci porti a costituire ed ergere una comunità (un nuovo tribalismo nelle parole di Southgate) che rifiuti il centralismo del moderno Stato-nazione. La visione comunitaria di Southgate non è un anarchismo che rifiuta l’autorità, come comun sentire intende, ma che si dà un’autorità quella naturale: quella di una comunità formata da uomini differenziati, radicali ed uniti da una comune weltanschauung (una visione del mondo comune); a tal proposito, nel Manifesto, si spendono diverse parole sul fattore etnico-razziale e sull’identità di una comunità nazional-anarchica; per Southgate, a differenza di come lo interpretano i suoi critici, il problema non è tanto essere a favore di un etnonazionalismo o di una comunità di differenti etnie; ma trovare un proprio substrato comune per organizzarsi su una visione più spirituale della vita che vada oltre il mero biologismo; per egli rimangono rozzi sia il suprematismo razziale sia il multiculturalismo anti-razzista; entrambi si può dire sono parte dello stesso paradigma neoliberale che non è né etno-nazionale che multi-culturale poiché esso vuole la distruzione di tutte le culture e di ogni radice sia etnica, che sociale, che di qualsiasi identità (esso è liquido; per parafrasare Bauman) esso è talassocratico ed ha in comune la mentalità statunitense ma è anche profondamente mono-culturale; esso vuole come visione del mondo la società del mercato liberale, dove appunto l’unico modello è l’annientamento di ogni differenza in favore dell’americanismo ed infine del primato dell’Economico sul Politico (come scritto da Carl Schmitt). Un altro fattore, curioso, nella filosofia di Southgate è il fattore di collegamento fra le comunità nazional-anarchiche; esse dovrebbero in qualche modo coordinarsi nonostante le loro differente per combattere, almeno in un primo momento, il centralismo statale. “I nostri villaggi-comunità dovranno armarsi adeguatamente al fine di sopravvivere” (cit.p.71) scrive il nostro autore nel suo Manifesto nel capitolo nono dedicato alla Difesa (pp.71-74). Sorge, spontaneo, chiedersi se si vede il mondo da una visione geopolitica schmittiana data dai grandi spazi se le piccole comunità e realtà localiste possono congiungersi all’ascesa dell’era dei blocchi continentali e dell’avvenire del multipolarismo come nuovo ordine mondiale; la visione geopolitica dei grandi spazi (es. lo spazio Europea, dell’Anglosfera, Africano, Eurasiatico-Russo, etc.) possono congiungersi con da una parte un centralismo statale e da una parte le piccole comunità autonome che in qualche modo coordinandosi fra loro formeranno spazi più ampi a seconda della propria cultura e del proprio trovarsi geografico nel mondo (ovviamente; un nazional-anarchismo in America Latina sarà diverso da uno nell’Anglosfera così come da uno nella Mittel-Europa). Prima di giungere alla conclusione ed a che tipo umano si riferisce il Southgate; vorrei spendere due parole sulla sua visione rispetto alla Destra radicale; nonostante la sua formazione politica sia tipica di questo ambiente, egli è critico del nazionalsocialismo tedesco e del fascismo italiano considerati rozzi e totalitari similari sotto molti aspetti alla mentalità di sinistra, prendendo come punto di riferimento i movimenti, composti per lo più da intellettuali e privi di un vero e proprio corpus ideologico comune, della Rivoluzione Conservatrice (cit. p.40). Veniamo ora al tipo umano e come nella nostra epoca, si possono applicare gli ideali nazional-anarchici, almeno nel nostro substrato spirituale. Partendo dal fatto; che le idee di Southgate, negli anni si sono aperte ad ulteriori sintesi in direzione tradizionale, ma che purtroppo, noi in Italia non abbiamo potuto leggere ed approfondire cioè è dovuto dalla scarsa conoscenza della sua opera nell’Europa meridionale come si accennava all’inizio di questa analisi. Detto ciò; qual è il tipo umano nazional-anarchico? Facciamo parlare il nostro autore in tal proposito: “Cerchiamo un nuovo tipo di individuo, qualcuno che sia disposto a mettere i suoi ideali prima di ogni altra cosa. Questo è il segno che identifica un vero rivoluzionario; un attivista al servizio disinteressato della propria nazione e della propria identità.” (cit. p.80) “In particolare da quegli uomini che tra i loro ranghi sono disposti a morire per la loro fede. Un tale eroismo di fronte a forze così schiaccianti non può che ispirarci” (Ibidem.) Infine “I nostri ideali devono suscitare in noi lo stesso livello di impegno e di fanatismo, ci deve dare la stessa forza interiore che genera invincibilità. Solo se saremo in grado di raggiungere questo obiettivo potremo diventare una forza in grado di affrontare i nostri nemici.” (cit. p.81) Il tipo umano nazional-anarchico è paragonabile all’Uomo Differenziato di Julius Evola od al Soggetto Radicale di Aleksandr Dugin od ancora all’Anarca dello Jünger; esso deve si impegnato materialmente al cambiamento rivoluzionario; alla lotta perenne contro il Sistema attuale incarnato dal globalismo liberale ma, deve anche, essere retto e combattere la propria guerra interiore prima della sua vita militante reale. A tal proposito; credo che il Nazional-Anarchismo possa essere una risposta coniugabile all’idea della Tradizione, dell’ideale dell’unità dei popoli in un grande Spazio come descritto da Carl Schmitt così come esso è, oltre che via politica, via interiore, un modo d’essere un modo in cui uomini differenziati e con una propria visione del mondo vedono che l’unica via è l’unione per disintegrare il Sistema. A tal proposito, nonostante le differenze e le divergenze fra Troy Southgate e la visione della Quarta Teoria Politica, dell’Eurasiatismo e del Nazional-bolscevismo di Aleksandr Dugin vorrei finire citando dei passaggi dai Templari del Proletariato scritto da quest’ultimo nel 1997 (Edito da AGA, Milano,2021); nonostante esso fosse riferito alla realtà post-sovietica degli anni ’90 esso è ancora di grande attualità per la nostra epoca: “Ancora una volta, [si] rivela un certo tipo comune, l’intellettuale […], il nazional-rivoluzionario, radicale e paradossale, l’artista impegnato in politica, il cospiratore, il mistico e (nel suo aspetto esteriore) perverso. Si potrebbe aggiungere: pazzo.” (op. cit. p.108) "Il tradizionalismo proprio del nazional-bolscevismo, in generale, è certamente l'esoterismo di sinistra, le cui caratteristiche ripetono i princìpi del Kuala tantrico e la dottrina della trascendenza distruttrice. Il razionalismo e l'umanesimo di tipo individualista hanno distrutto dall'interno le organizzazioni del mondo moderno c'è possedevano nominalmente un carattere sacro. È impossibile instaurare le cere condizioni della Tradizione tramite un miglioramento generale del momento. In una fase escatologica, questa via dell'esoterismo di destra è chiaramente condannata al fallimento. Di più, gli appelli all'evoluzione e al gradualismo non fanno che favorire l'espansione liberale." (cit. p. 46) Lasciando da parte la realtà russa dell’epoca e dei discorsi esoterici sulla Via della Mano Sinistra descritta da Evola e ripresa in quest’opera da Dugin bisogna, in quest’epoca, oltre che Cavalcare la Tigre e stare in piedi sopra le rovine; come ebbe da dire Evola ai suoi tempi essere realmente differenziati, controcorrente ed essere liberi di spirito per trovare nella nostra individualità la nostra via spirituale; solo noi singoli potremmo farcela (cosa già descritta da Jünger e nei testi delle varie tradizioni esoteriche; vedasi lo Zen del Maestro Yoka Daishi a titolo d’esempio) e dopo tale cosa; sapremo trovare altri uomini differenziati, dediti all’azione materiale ed alla creazione di comunità e di nuovi paradigmi statuali che porteranno alla Disintegrazione del Sistema (Edizioni di AR, Padova,2010); già descritta da Franco Giorgio Freda negli anni ’60-70 ed al nostro uomo differenziato non soltanto ergersi, ma a danzare sopra le rovine della civiltà capitalistica mentre l’ultima rivoluzione sarà compiuta dall’Acefalo, il portatore senza testa della croce, della falce e del martello, coronato dall'eterna swastica solare (Op. cit. p. 48). La fine del nostro mondo; partirà proprio da noi che sappiamo resistere ad esso e al punto giusto della sua completa dissoluzione e quindi fine noi danzeremo sulle sue macerie perché siamo partiti da molteplici sintesi; una fra tutte il nazional-anarchismo di Troy Southgate in attesa dell’avvenire di una Nuova Età dell’Oro.

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