In difesa della Russia e contro l’indifferenza

Di Pietro Missiaggia Scrivo queste parole a macchina e con la più assoluta libertà e senza grandi elucubrazioni date da analisi che meriterebbero diverse pagine e diverse ore di riflessione. Queste parole cosa riguarderanno? È ovvio la crisi fra Ucraina e Russia e la conseguente “invasione” della Federazione Russa nei confronti dell’Ucraina. Per comprendere le ragioni di questa scelta bisogna tornare indietro nel 2014-15 quando, nella regione dell’Ucraina orientale, chiamata Donbass la popolazione russofona ed etnicamente russa è stata presa di mira dal regime di Kiev (che dopo la rivoluzione colorata, orchestrata dagli statunitensi e dai loro vassalli europei, è diventato un regime dichiaratamente filo-occidentale, anti-russo ed apertamente sciovinista e piccolo nazionalista) portando al proclamare l’indipedenza delle due repubbliche popolari del Donbass: Lugansk e Donetsk. Dopo anni di resistenza disperata contro il regime di Kiev e dopo aver assistito a continui tentativi di aggressione contro la Russia; il Presidente russo Vladimir Putin ha deciso di riconoscere le due Repubbliche popolari, questo ha portato alla condanna di tale azione da parte degli statunitensi e dei loro vassalli europei, per concludersi con “l’invasione” supportata anche dalla Bielorussia di Lukashenko dell’Ucraina che dovrebbe cercare di drenare dentro i suoi confini il regime ucraino supportato dagli Stati Uniti e volenteroso di entrare nella NATO affinché possa continuare la strategia del “cordone sanitario” cioè dell’accerchiamento della Russia con satelliti dell’Alleanza Atlantica. Senza continuare ad indugiare sui fatti che hanno portato a tale “invasione” vorrei denunciare alcuni fattori particolari: 1. Innanzitutto la censura; lo scrivente è stato censurato da tutti i social network di proprietà del gruppo META senza motivazione e senza preavviso per il semplice fatto di aver postato la realtà sui gruppi nazionalisti ucraini che combattono affianco della NATO (“Azov” e “Settore Destro”) che oltre che essere utili mercenari di stampo filo-occidentale sono vicini ad Israele. Come affermato dal fondatore del Battaglione Azov: "Sono un convinto sostenitore dello Stato d'Israele: il suo modello di società e di difesa è molto vicino al modello ideale per l'Ucraina. Diversi ebrei hanno combattuto con noi". (Andry Bilecky, fondatore del Battaglione Azov, fonte Repubblica.it) È chiaro che essi, come vorrebbero sostenere romanticamente alcuni nostalgici, delle gloriose gesta dei collaborazionisti ucraini del nazionalsocialismo durante il secondo conflitto mondiale non rappresentano né una forza autenticamente anti-sistema, né dei sostenitori per creare una fantomatica “Europa Terza Potenza”; essi non sono disposti a morire per l’Europa e l’unica potenza che seguono è quella incarnata in Washington e Tel-Aviv. 2. Un'altra critica va ai giovani, ai gruppi di sedicenti marxisti leninisti e rivoluzionari di estrema destra. I primi, oramai sono apatici e sono perduti, almeno in Europa Occidentale. Protestano contro la guerra, contro Putin ma hanno seguito in tutto e per tutto il governo per le norme biopolitiche anti-covid, sono pregni di propaganda come delle spugne ed infine, se analizziamo questi giovani, nel migliore dei casi non sanno nemmeno dove si trova l’Ucraina. I gruppi marxisti-leninisti in Europa occidentale sono deboli e non sono per nulla consapevoli di vedere in Putin un argine alla NATO ed al Nuovo Ordine Mondiale; essi non possono criticare la modernità e sono fermi ad una visione trozkysta della lotta di classe cioè quella degli opposti imperialismi e non comprendono dinamiche che vadano oltre il polveroso Karl Marx (che nel 99.9% dei casi non hanno mai letto oppure l’hanno letto ma lo usano come un simulacro svuotato della sua critica al capitalismo!). Per la destra che dire? Essa è frammentata come il marxismo; sono ridicoli chi pensa di creare l’Europa fra Mosca e Washington. Mi spiace deludere qualcuno; ma l’Europa libera è la Russia, lo disse chiaramente anche Jean Thiriart e francamente l’Europa dovrebbe essere fatta da capo. Il continente europeo da Lisbona fino alla Polonia ed all’Ungheria è occidentalizzato, senza una comune identità e servo di Washington. Preferisco la grandezza della Russia, ultimo paese degno di essere chiamato europeo, la grandezza dei paesi islamici come l’Iran, la Siria etc. e della Cina e di altri paesi che mantengono le loro tradizioni e la loro cultura e la loro fierezza e non sono corrotti dal materialismo ed illuminismo o meglio dall’idiozia occidentale. Infine; concludo col dire, che aveva ragione Aleksandr Dugin quando nel suo “Putin contro Putin” vedeva nella figura del presidente Putin un capo di stato bipolare come il volto di Giano: un Putin solare rappresentante della tradizione e della civiltà russa ed un Putin lunare rappresentante degli interessi oligarchici della Russia. Ha trionfato il primo, che vede nella Russia come civiltà e come paese che insieme ad altri, segnerà l’avvento del multipolarismo e la fine dell’unipolarismo. Come ho affermato sopra; l’Europa libera è la Russia. Non ci possono essere terze posizioni od essere nemmeno indifferenti. Morire per Kiev, Washington e Tel Aviv? No grazie. Il sole sorge ad Est per ogni vero uomo differenziato, ogni autentico essere in cerca della sua liberazione dal degradante Occidente.

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