L'Europa come rivoluzione
L'Europa
come rivoluzione
Questo
articolo nasce con l'intento di recensire una recente monografia,
nata come tesi di laurea presentata da Lorenzo Disogra all'Università
degli Studi di Parma nell'anno accademico 2017-18, edita quest'anno
per la casa editrice "Edizioni all'insegna del Veltro"1.
Qual'è l'argomento di questa tesi, oramai pubblicata e quindi
accessibile a tutti? E' un controverso leader e teorico politico, di
origine belga, che ha dedicato la sua intera esistenza all'idea di
un' Europa unita. La sua idea di Europa era senz'altro molto
differente e più affascinante dell'idea, forse ormai quasi un
miraggio, degli "Stati Uniti d'Europa", celebrati da molti
liberali come un futuro progetto volto ad un esportazione completa
del modello statunitense in Europa. Ma, quindi, di chi sto parlando?
Di Jean Thiriart.
Chi
è Jean Thiriart ?
Jean
Thirart nacque il 22 Marzo 1922 a Bruxelles, da una famiglia della
piccola borghesia belga con idee fortemente anticlericali e con un
orientamento politico tendente alla cosidetta "sinistra
liberale". Egli termina gli studi giovanissimo, all'età di
sedici anni, per poi diventare un perfetto autodittata nello studio
della filosofia, della politica ecc. Grazie alla sua curiosità e
alle sue notevoli doti intelletuali, come spiega il suo biografo
Yannick Sauveur, citato da Disogra come una delle fonti principali,
il giovane Thirart riuscì a sviluppare una preparazione
sorprendentemente vasta e pluridisciplinare2.
Durante la sua adolescenza venne fortemente influenzato dalla cultura
dei propri genitori, iniziando, così, una militanza in vari gruppi
d'estrema sinistra ed antifascisti, come la Juene Garde Socialiste
Unifièe e l'Union Socialiste Antifasciste.
Successivamente,
nel 1939, deluso da una sinistra che considerava oramai troppo
verbosa e priva di idee credibili verso il futuro, passa, come si
suol dire, dall'altra parte della barricata ,avvicinandosi al
nazionalsocialismo e alle idee che propagandava il Terzo Reich. La
"conversione" politica di Jean Thiriart durante il secondo
conflitto mondiale non deve sorprendere, come spiega Disogra;
infatti, molti intellettuali. sia comunisti che di "sinistra"
(ma anche di altre aree politiche), videro il Terzo Reich come
un'alternativa politica sia al capitalismo reale sia al socialismo,
che si stava costruendo in Unione Sovietica3.
Thiriart, inoltre, vedeva il Reich e l'idea nazionalsocialista, come
d'altronde molti altri in Belgio e in Francia (ma anche nel resto del
continente europeo), come un modello che poteva unificare l'Europa
per proteggerla dalla decadenza morale e politica. Tale visione delle
cose, che caratterizzava molti europei del tempo, venne esplicata
anche dalla giornalista statunitense di idee marxiste Anne Louise
Strong, che nel suo famoso volume sull'URSS staliniana scrisse:
"Perfino
molta gente comune tentò di adeguarsi al "nuovo ordine"
edesco, sperando nell'unificazione dell'Europa."4
Ma
la realtà era ben diversa sia per la Strong sia per Thiriart, nonché
per molti altri. L' iniziale adesione all'AGRA
(Amis du Grand Reich Allemand) di Thiriart, come dimostrato
dai fatti, avrà poco a che fare con il suo corpus ideologico. Un
altro aspetto interessante di Thiriart è la sua vicinanza al
pensiero di alcuni autori tedeschi molto radicali, ma in contrasto
con il nazionalsocialismo: uno fra tutti Ernst Niekisch5,
che verrà deportato in un campo di concentramento dal regime
nazionalsocialista. Thiriart, dopo la fine della guerra, venne
arrestato e rimase in carcere per ben due anni con l'accusa di
collaborazionismo. La prigionia lo segnerà per tutta la sua vita6.
Dopo la scarcerazione si dedicò solamente alla sua vita
professionale, passando da ottico a optometrista. Ma l'inattività
politica di Thiriart non era destinata a durare ancora per molto.
Infatti, il 30 Giugno 1960, il Congo conquista la sua indipendenza
dal Belgio; ciò, per Thiriart, come egli stesso spiegherà al famoso
storico e giornalista italiano Angelo Dal Boca, costituì una vera e
propria tragedia7.
Da
un punto di vista superficiale, Thiriart potrebbe essere definito
semplicemente come un nostalgico del colonialismo. Ciò, tuttavia,
non è propriamente esatto, poichè, come sostiene Disogra, bisogna
valutare due aspetti del Thriart di quegli anni:
1.
Il forte eurocentrismo a livello geopolitico e filosofico
dell'autore, che lo portò ad appoggiare gruppi per gli interessi
belgi in Congo e l'OAS francese in Algeria, che si opponeva al
processo di decolonizzazione.
2.
Nonostante la verità incontestabile del primo punto, Thiriart non si
propone di continuare il colonialismo e la sottomissione dei paesi
africani, ma di integrarli in un progetto "mononazionale"
più ampio. Egli, infatti, parla di una sorta di "simbiosi"
fra Europa ed Africa, frutto di un progetto geopolitico unitario,
secondo una tradizione quasi "schmittiana"8.
Infatti, Jean Thiriart considerava gli stati nazionali incapaci di
reagire ad un mondo sempre più soggetto all'egemonia americana. La
teoria dei grandi spazi di Carl Schmitt, ripresa da svariati teorici
del passato (e del presente), sembrava una valida alternativa allo
stato nazione per progredire verso il futuro.
Questi
sono i due punti salienti che causarono l'appoggio di Thiriat a
svariati gruppi politici alquanto controversi, come l'OAS, che agiva
anche sotto tutela dei servizi statunitensi infiltrandosi perfino in
territorio Italiano, come dimostrato dal politologo e storico
italiano Giorgio Galli nel suo pregevole testo "Piombo
Rosso"9.
A parte ciò, però, bisogna ricordare che l'attività politica di
Thiriart non si ferma qua. Essa, infatti, continua con la
costituzione di un gruppo politico decisamente innovativo: "Jeune
Europe" o "Giovane Europa", fondata nel
1961.
Ascesa
e caduta di Giovane Europa
Jeune
Europe o Giovane Europa è il movimento politico fondato da Thiriart
durante gli anni sessanta del secolo scorso. L'organizzazione venne
fondata nel 1961, però divenne operativa solamente nel 1962. Non è
facile sintetizare le idee di Jeune Europe, delle quali Disogra si
occupa in maniera approfondita 10.
Nonostante le diverse speculazioni fatte da diversi studiosi,
etichettare Thiriart come un "nazista, un comunista, un
estremista di destra ecc." è profondamente sbagliato, come
cercherò di esplicare in seguito. Le idee di Jeune Europe sono
riassumibili nei seguenti punti:
1.
Nè Mosca, nè Washington.
2.
Europa unita da Brest a Bucarest.
3.
Rifiuto della democrazia parlamentare.
4.
Contro "l'Europa delle patrie" e l'Europa federale.
5.
Per un un nazionalismo europeo.
6.
Nè con il comunismo, nè con il capitalismo.
7.
Neuralità forte e arma atomica per l'Europa.
8.
Europa fuori dalla NATO.
Dopo
aver riportato i punti principali del programma di Jeune Europe, si
può, in estrema sintesi, descrivere la natura di questo movimento
come fortemente europeista e volta a trasformare l'Europa in uno
stato indipendente.
Successivamente,
Thiriart cercherà sostegno per creare "armate europee" di
militanti di Jeune Europe, che avrebbero dovuto formarsi nei diversi
conflitti post-coloniali. Thiriart chiese aiuto a svariati paesi
dell'est europeo: Jugoslavia e Romania, diversi paesi arabi come
l'Egitto e l'Iraq. Da notare che alcuni suoi militanti parteciparono
alla resistenza palestinese11.
Sembra (ma non ci sono fonti attendibili su questo incontro) che egli
chiese aiuto anche a Zhou Enlai, il celebre e carismatico primo
ministro cinese durante tutta l'epoca di Mao; ma sembra che gli
furuno negati gli aiuti12.
Jeune
Europe, dopo la mancanza d'appoggio da parte dei diversi paesi arabi
e socialisti, si trova a confrontarsi con la dura realtà, fino alla
sua dissoluzione nel 1969 ed al ritiro di Thiriart dalla vita
politica fino al 1981.
Prima
di spendere alcune riflessioni sull'idea e sulla visione geopolitica
paneuropea di Thiriart, credo che sia necessario ricordare il forte
successo avuto da Jeune Europe in Europa Occidentale. Infatti, il
movimento si diffonderà in diversi paesi: Belgio, Olanda, Francia,
Svizzera, Austria, Germania, Italia, Spagna, Portogallo ed
Inghilterra13.
Fra alcuni dei suoi militanti più famosi italiani è necessario
ricordare lo storico Franco Cardini14
e il saggista Claudio Mutti15,
rispettivamente autori della prefazione e della postfazione
dell'opera di Disogra.
L'Europa
secondo Thiriart
"L'Europa
sarà una nazione modellata da una élite rivoluzionaria!"
Jean
Thiriart16
Molti
oppositori dell'ordine liberale europeo spesso si rifanno a visione
ed a concezioni antagoniste all'idea di unità europea,
essenzialmente per due cause:
1.
L'Unione Europea rappresenta l'incarnazione del liberismo di matrice
statunitense in Europa e, come dice lo stesso Thiriart:
"Le
nazioni europee fanno appello a potenze extra-europee per sostenere
le proprie politiche."17
L'Unione Europea, tutt'oggi,
rappresenta un faro dell'unipolarismo statunitense e costituisce una
base per gli interessi americani; è incapace d'aver una politica
indipendente in qualsiasi senso ed è assoggettata, quindi, alla
cultura del peggior capitalismo. Inoltre, l'UE mantiene il primato
dell'economico sul politico e questo è uno dei principali motivi
della sua decadenza. Come diceva Vladimir Illich Lenin nel famoso
saggio popolare sull'Imperialismo:
"In regime capitalistico
gli Stati Uniti d'Europa equivalgono ad una spartizione delle
colonie" 18
Secondo Lenin, gli Stati Uniti
d'Europa avrebbero continuato a tutelare i propri interessi
imperialistici nazionali nei confronti delle colonie. Attualmente,
l'Unione Europea tutela gli interessi degli Stati Uniti nel
continente europeo e nelle ex.colonie. L'ipotesi di Lenin non era
così errata se confrontata con la nostra attuale realtà.
Disogra, inoltre, spiega con
estrema lucidità le contraddizioni dell'Unione Europea e del
cosidetto primato dell'economico sul politico, secondo le basi della
riflessione thiriarthiana:
"Oggi
l'Unione Europea si presenta, [...] come il regno della
spoliticcazizone. Dimostrazione di ciò è il fatto che essa è
totalmente incapace di portare avanti una propria (autonoma) politica
estera.19"
Disogra continua descrivendo
l'attuale decadenza del dibattito politico europeo contemporaneo:
"Non
a caso l'Unione Europea vive attualmente in una crisi di legittimità.
Le rivendicazioni dei populisti e dei sovranisti sembrano riportare,
in qualche maniera, la politica sul nostro continente.Per questo essi
sono così mal tollerati da coloro che difendono le istituzioni
europee. Ma, a ben vedere, anche questi critici non vivono che in un'
illusione. Nell'illusione di fare politica, quando la loro non è
altro che una piccola politica.20"
Ciò è la maschera che continua
ad ingannare l'Europa e a causare parte della sua continua decadenza
sotto ogni aspetto della propria esistenza.
In conclusione:
"Vi
è un Unione Europea che non vuole fare politica e, dall'altra
parte critici che, per mancanza dei mezzi adeguati non possono
farla.21"
Da una parte, l'Unione Europea è
succube della politica decadente imposta dagli Stati Uniti e dal
modello economico neoliberale, dall'altra, i critici che si innalzano
contro di essa rappresentano spesso altrettanta incapacità (come ci
suggerisce Thiriart).
Il secondo punto, che vede
questi critici rivoltarsi a prescindere contro l'idea paneuropea,
vede una coerentissima giustificazione in ciò:
2. L'incapacità dell'Unione
Europea di scrollarsi il suo becero parlamentarismo e la sua
incapacità di tutelare la cultura e le realtà particolari dei paesi
facenti parte di questo progetto, che è relegato al primato
dell'economico sul politico, quindi spoliticizzato, come abbiamo
precedentemente affermato.
Cosa
propone Thiriart come idea d'Europa ?
Jean Thiriart si focalizza su
diversi punti per esplicare la sua idea d'Europa, dapprima unita fino
ai confini dell'URSS, sucessivamente fino a comprendere anche l'URSS.
Ma di ciò parleremo più tardi.
1.Thiriart si discosta
totalmente dall'idea che l'Europa debba essere unificata da una
nazione egemene. Infatti, come nei tentativi svolti da Napoleone e da
Hitler, ciò creerebbe una reazione a catena di rinascita di piccoli
e grandi nazionalismi, fino a causare conflitti alla pari dei
precedenti. Egli spiega che il cerchio dei conflitti fra piccoli e
grandi nazionalismi s'è chiuso in Europa nel 1945: non ripetiamolo.
Con ciò, si capisce la distanza di Thiriart dalle idee nazionaliste
e relegate al razzismo biologico che erano parte del Reich Tedesco.
2. La futura riunificazione
europea non deve dipendere dai parlamentari dei singoli stati europei
(come attualmente avviene), poichè questi signori traggono vantaggio
personale dalle divisoni dell'Europa e non possono che creare
un'Europa dei "chiacchieroni", dei "girovaghi",
dei "festaioli" ecc., come dice lo stesso Thiriart. Ciò,
in effetti, sembra accadere attualmente in Europa, dove a decidere
sono i parlamentari dei diversi paesi, che discutono incessantemente,
anche delle più futili questioni, fino a perdere la fiducia della
maggioranza dei popoli europei, oramai stanchi e sfiduciati anche se
incapaci di rivoltarsi (per il momento).
3. Thiriart si oppone fortemente
all'Europa istituzionale, ovvero quella rappresentata dal trattato di
Roma del 1954e sulla quale poggia l'odierna Unione Europea. Essa è
pienamente sottomessa a Washington e l'Europa istituzionale, nei
fatti, non esiste, poichè non è indipendente: è "una specie
di superpanama americano", secondo il belga.
Cosa
opporre a tutto ciò ?
Per il teorico belga è
necessario opporre un'Europa guidata da un partito rivoluzionario,
un'avanguardia rivoluzionaria. La teoria dell'avanguardia
rivoluzionaria di Thiriart deve essere strutturata, secondo lui, in
modo centralizzato, omogeno (integrazione su scala europea del
partito rivoluzionario) ed infine dinamico ed efficente. Il partito
rivoluzionario europeo, infatti, dev'essere in grado di compiere una
rivoluzione sul piano europeo (per questo egli teorizza un partito
fortemente gerarchizzato in maniera meccanica)22.
La teoria dell'avanguardia di
Thiriart ricorda molto le teorie d'avanguardia espresse nei movimenti
marxisti, per quanto riguarda la dinamicità, la centralizzazione ed
il movimento omogeneo che per lui deve crearsi grazie all'avanguardia
rivoluzionaria. Prendiamo in analisi la produzione teorica di Lenin
ed anche di Stalin23,
ad esempio. Si può vedere che, nonostante il ruolo decisivo delle
masse popolari e del proletariato, nei fatti era una semplice élite
molto preparata che guidava questi movimenti (com'è ovvio che fosse)
fino al raggiungimento del potere; questa è l'élite d'avanguardia24.
Per quanto riguarda la struttura fortemente gerarchizzata dell'élites
rivoluzionaria, potrebbe ricordare la struttura di molti altri
movimenti, che siano essi di "destra" o di "sinistra",
che hanno caratterizzato il secolo della "passione politica",
in cui Thiriart vive: il XX secolo.
Per quanto riguarda il ruolo
dell'élite nei confronti delle masse, Thiriart specifica che il
ruolo dell'avanguardia precede quello delle masse; infatti, è
l'avanguardia o il gruppo di potere che deteniene il ruolo di gruppo
dominante in un determinato paese. Secondo Thiriart, è la volontà
dell'élite che precede la coscienza effettiva che la massa ha di sé
stessa.
Per il politico belga, infine, i
piccoli nazionalismi saranno sostituiti da un nazionalismo europeo,
capace di esprimere l'idea di un avvenire in comune di tutti i popoli
europei, legati gli uni agli altri dall'idenitità di destino
storico25.
Infine Thiriart esprime le
seguenti parole:
"L'Europa
sarà una nazione modellata da una élite rivoluzionaria!26"
Il ritorno del 1981
Dopo circa vent'anni
il famoso e controverso politico belga ritorna sulla scena
dell'attualità politica europea, non più in veste d'attivista
politico ma di puro teorico27.
Thiriart si dice
soddisfatto di aver "lasciato" l'attività politica pura
per dedicarsi a lavori teorici, poichè, così facendo, non deve più
dipendere da qualcuno (ad es. da un gruppo di giovani militanti come
era Giovane Europa). Egli ritorna sulla scena in veste di teorico con
un'intervista a Bernando Gil Mugarza, giornalista ed ex militante di
Jeune Europe. In quest'intervista Thiriart spiega nuove teorie sulla
sua visione di Europa-Nazione28.
Egli innanzitutto rivaluta il ruolo del comunismo e dell'URSS
all'interno di una possibile integrazione europea. Per Thiriart, i
nemici principali dell'Europa erano e rimangono gli Stati Uniti
d'america. Egli individua altrettanto chiaramente l'amico: l'Unione
delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. Thiriart teorizza una grande
Europa unita fino a formare "L'Impero Euro-Sovietico", che
si dovrà estendere da Dublino a Vladivostock.
La Russia Sovietica, dunque, da nemico diviene amico; le
ragioni di questa scelta quali sono ?
Innanzitutto Thiriart
considera, dal 1975, il nemico principale per l'integrazione europea
i piccoli nazionalismi che sono distruttivi e lacerano il grande
nazionalismo europeo. Il comunismo, invece, viene considerato da
Thiriart come un sistema fallito dal punto di vista economico e con
un ideologia debole, che non può dare problemi all'Europa. L'URSS,
nonostante i suoi difetti, viene vista da Thiriart come l'ultimo
stato indipendente rimasto in Europa, poichè libera dall'influenza
dell'imperialismo americano e sionista29.
L'URSS, che per il
belga possiede notevoli lacune nel suo sistema economico ed
ideologico, grazie ad un'integrazione conl'Europa Occidentale, potrà
compiere il proprio "destino
geostragico",
ovvero quello di espandersi fino alle coste dell'Atlantico30.
Per Thiriart, però,
il comunismo deve essere riformato; è profondamente inefficente; ma
da un certo punto di vista è positivo, perchè è totalitario e
regna su uno stato di grandissime dimensioni. Ciò è profondamente
ammirabile per il belga, ma il comunismo deve essere de-marxizzato e
deve diventare più razionale; per Thiriart il marxismo-leninismo è
dogmatico, inefficente, ma non orribile. Per il politico belga,
infatti, il comunismo è solamente "idiota" e bisogna
creare un "comunismo efficente", cioè il comunitarismo
nazional-europeo. Il comunitarismo nazional-europeo dovrà permettere
di creare una "Città del sole", che consentirà di
costruire quello che il comunismo si proponeva di fare, ma mantenendo
materialismo, un forte eurocentrismo geopolitico e filosofico e un
vero e proprio razionalismo e pragmatismo nelle questioni politiche,
svincolato dal dogma marxista-leninista31.
Per Thiriart
l'edificazione della società perfetta verrà raggiunta non grazie al
"democratismo" dei parlamentari europei ed americani, ma
tramite il carattere positivo ed il totalitarismo illuminato del
comunismo sovietico. Per Thiriart il comunismo sovietico è allo
stato banale e quindi rozzo, ma almeno non è intriso di revisionismo
come gli "eurocomunisti" dell'Europa occidentale (chiaro
riferimento a Berlinguer).Grazie allo stato rozzo e banale del
totalitarismo comunista di matrice sovietica, come egli lo chiama;
l'uomo non sarà più edonista ma per la prima volta riesciurà a
manipolare, controllare ed a orientare la realtà per progredire
verso il futuro: per egli è l'avvento del super-uomo32.
Il comunismo sovietico, nonostante tutte le sue carenze, è migliore
rispetto al democratismo occidentale, poichè fa del politico il
proprio primato sull'economico e su qualsiasi altro ambito della vita
umana.
Durante questo periodo
scrive un testo, "L'Impero Euro-Sovietico", finito nel 1985
e pubblicato postumo nel 2018 dalla casa editrice Edizioni
all'Insegna del Veltro di Parma33.
Egli scrive che questo libro è dedicato alla classe dirigente
sovietica ed auspica l'avvento di un "nuovo Stalin", in
grado di riformare il comunismo e di fondere l'URSS con l'Europa per
il bene dei popoli.
Ciò per Thiriart avverrà per svariati motivi:
1. L'URSS deve necessariamente espandersi verso Ovest
integrando l'Europa Occidentale ed abbandonare il dogmatismo
ideologico, per dedicarsi ad un progetto pragmatico e reale di
costruzione di un progetto geopolitico eurosovietico.
2. L'URSS, per Thiriart, abbandonando il dogmatismo
ideologico grazie all'avvento del nuovo Stalin, si presenterà agli
europei non come un occupante ma come una potenza amica, unificatrice
contro i veri occupanti: gli Stati Uniti.
3. L'URSS, integrato con l'Europa Occidentale, formerà
una vera e propria Pax Europaea; ciò avverrà con la nascita di una
Repubblica Imperiale Euro-Sovietica estesa da Vladivostock a Dublino.
Il nuovo stato e la nuova società euro-sovietica creerà una
dottrina monroe paneuropea, per integrare l'Africa e per creare un
nuovo uomo razionale. Grazie al "totalitarismo illuminato",
infatti, dovrà nascere un superuomo alla Nietzsche od un uomo nuovo,
non solamente sovietico, come si proponeva l'URSS, ma eurosovietico!
La fine dell'URSS, Il viaggio a Mosca e la morte
L'URSS nel 1991 si dissolve, ma Thiart è deciso a non
mollare l'attività di teorico.
La Russia
post-sovietica è caraterrizzata da una profonda crisi economica e
sociale, dovuta alle riforme neoliberali di Boris Eltsin, ma
nonostante ciò è caraterizzata da una forte attività politica e
culturale. Thiriart allora decide, nel 1992, di recarsi a Mosca, ove
incontra il politologo russo Aleksandr Dugin34,
lo storico Anatoli Ivanov35,
Gennadij Zugjianov36
(leader del neonato partito comunista della Federazione Russa), Egor
Ligaciov37
(ex membro del PCUS ai tempi di Gorbachev) ecc.
Egli partecipa con interesse alle discussioni dei nuovi
movimenti nazionalisti, eurasiatisti, comunisti e neozaristi, che si
tengono nella capitale russa; inoltre, viene intervistato dal
giornale russo "Den". Nonostante le differenze ideologiche
fra Thiriart ed i membri dell'opposizione a Eltsin, egli incontra
svariati membri della cosidetta opposizione "rossobruna" e,
nonostante la recente caduta dell'URSS, è sempre più convinto che
ci sia ancora speranza verso il futuro.
Tre mesi dopo il suo rientro da Mosca, nella notte fra
il 22 e il 23 Novembre, Thiriart muore all'improvviso a causa di una
crisi cardiaca.
"Voci
costernate piangevano la sua scomparsa da Parigi a Mosca, passando
per Milano fino a Marsiglia38"
Note sull'Ideologia di Thiriart
E' difficile e complesso, nonchè errato, etichettare
secondo le ideologie novecentesche Jean Thiriart. Cercherò di
semplificare al limite i punti salienti del suo pensiero. Lorenzo
Disogra dedica al pensiero politico di Thiriart un intero capitolo
del suo testo 39.
Detto ciò, Jean Thiriart era per molti:
"Troppo europeista per i nazionalisti, troppo
nazionalista per i regionalisti e troppo comunista per i fascisti"40.
Nonostante molte pubblicazioni l'hanno etichettato come "ideologo
d'estrema destra", ciò è un errore, nonchè una notevole
semplificazione.
Egli è definibile come un uomo pragmatico, un vero e
proprio realista politico. Thiriart, infatti, rifiutava le ideologie,
nel senso che credeva che, benché sia necessario un apparato
ideologico, è altresì necessario che l'ideologia non diventi
dogmatismo come in URSS. Egli ricorda, come dice Disogra, che a
differenza dei militanti di Jeune Europe, che leggevano i libri di
Julius Evola41,
egli non si definivcome un tradizionalista, e nemmeno come un
conservatore, ma un come un progressista, ed ammirava Marx, Ortega Y
Gassett, Gramsci,Lenin ecc.
Possiamo sintetizzare il pensiero di Thriart nelle
seguenti visioni del belga:
1. La natura umana: per egli l'uomo non è nè buono né
cattivo, ma è semplicemente assurdo; cosa intende Thiriart con ciò?
L'uomo, per evitare che compia crimini o dia danno alla collettività,
deve essere sottoposto ad un comando politico. L'uomo per Thiriart è
bestiale e stupido, quindi necessita di un comando. Thiriart auspica,
come abbiamo visto, l'avvento di un super uomo; ma egli è altresì
convinto che il comunitarismo nazional-europeo migliorerà l'uomo ma
lavorerà sull'uomo così com'è, senza farsi illusioni di cambiare
la natura umana.
2. La visione della storia di Thiriart è generalmente
progressista e non pessimista; per Thiriart la decadenza va sconfitta
"a calci in culo". Tuttavia, nonostante ciò, è conscio
che l'Europa attualmente sia in forte stato di decadenza. Egli è
convinto che sono le élites a fare la storia, guidando le masse. La
volontà politica élitaria porta quindi al progresso.
3. La visione del "politico" di Thiriart è
molto interessante e personale, nonchè innovativa. Per lui esiste lo
spazio statuale dell'"Imperium" e quello del "Dominium",
che riguarda l'ambito del privato del cittadino e contiene la libertà
di pensare. Si può semplificare la questione così:
- Imperium= sfera del pubblico;
- Dominium= sfera del privato.
Disogra spiega bene questo concetto:
"Per Thiriart, quindi, la politica deve rimanere
totalitaria, ma ciò non significa che, al contempo, essa debba
annullare completamente, per forza di cose, la sfera delle scelte
individuali. Essa deve soltanto mantenere intatta la sua autonomia ed
il suo primato su qualsia altro ambito dell'agire umano."42
Per Thiriart quindi l'Imperium è il potere politico
puro dello stato, che deve farsi obbedire (egli rimprovera al
liberismo di non riuscire a farsi obbedire e, secondo lui, per questo
scomparirà). Nel dominium, invece, v'è la sfera del privato e della
libertà di pensare (egli si definisce a favore del ruolo del
dominium nella società, nonché come un "liberale autoritario",
anche se la sua composizione ideologica è molto diversa dal
liberismo)43.
In ultima analisi merita d'essere realizzata l'idea di
"stato di diritto e legalità" di Thiriart, per egli:
"Parlare di regime di diritto significa
ragionare come un credente, non come uno scienziato.44"
Egli crede che un atto di forza si mantiene grazie
all'utilizzo della coercizione fisica o meno e ciò si stabilizza
tramite il diritto ma si mantiene con la forza; per questo l'idea
thiriartiana ricorda molto il decisionismo schmittiano, come detto
anche da Disogra45.
4. L'aspetto Ideologico per il belga viene visto con una
forte tendenza critica; per egli le dicatomie destra-sinistra e
fascismo-antifascismo appartengono al passato e vanno superate; ciò
è idea comune di svariati teorici spesso messi in ridicolo dalla
nostra stampa occidentale che piuttosto che criticare seriamente
ridicolizza; alcuni es. possono essere il filosofo Costanzo Preve46
e il suo seguace Diego Fusaro47,
il già citato Aleksandr Dugin ma gli stessi teorici marxisti fra cui
quelli del socialismo reale consideravano la loro ideologia come
scientifica e non idealista (effettivamente il marxismo si basa su
presupposti di analisi scientifica della realtà) e di conseguenza
criticavano le devianze di destra e sinistra. Il dibattito fascismo
ed antifascismo che spesso nella nostra stampa raggiunge picchi
d'isteria pazzeschi per Thiriart è parte oramai del passato; noi
dobbiamo progredire verso il futuro.
Nonostante ciò egli, è fermamente convinto che uno
stato (compresa l'Europa Nazione) debba dotarsi di un'ideologia
efficente capace di orientare gli indivudi che la compongono; e mette
in guardia la Cina che non deve abusare della sua ideologia comunista
poichè così facendo ritarderà il suo sviluppo, annebiandola (La
Cina, in maniera incoscia ha fatto tesoro del consiglio di Jean
Thiriart)48.
Conclusione
Siamo giunti alla conclusione di
questa breve recensione ed introduzione a questo politico e teorico
sconosciuto a molti come già detto da Disogra nel suo pregevole
testo ma anche nella prefazione dello storico Franco Cardini.
Innanzitutto; il merito e il
ringraziamento che sento di fare a Lorenzo Disogra è che grazie a
lui abbiamo una agevole e breve monografia in italiano su Jean
Thiriart inoltre credo sia un punto di svolta importante per
ulteriori studi su questa controversa e sconosciuta figura per
riportarla dal buio dell'ignoto alla luce del sole; poichè ciò non
fa giustizia ad un pensatore del calibro di Thiriart.
Ho cercato di fare del mio
meglio per riassumere il pensiero thiriartiano nel migliore dei modi
possibili e per esporlo al pubblico di differenti ideologie e
pensieri; poichè un autore del genere non può essere lasciato nel
dimenticatio, spero quindi di aver dato un piccolo contributo per
tutti coloro che volessero approfondire lo studio di quel belga che
nel 1992 vene pianto da molti nei territori di quell'Impero da lui
teorizzato e sognato..
1L.Disogra,
"L'Europa come rivoluzione", Edizioni all'insegna
del Veltro, Parma, 2020
2Y.Sauveur,
"Qui suis-je? Thiriart", Pardès, Grez-Sur-Loing,
2016 cit. pp. 14-17
3L.Disogra,
op.cit. p. 18
4A.L.Strong,
"L'era di Stalin", Edizioni Rapporti Sociali,
Milano, 2006, cit.p. 98
5E.Niekisch
(1889-1967) era uno degli esponenti principali della rivoluzione
conservatrice tedesca, nonchè uno dei maggiori teorici del
cosidetto "nazionalbolscevismo". Per maggiori informazioni
sull'autore si riporta al testo di F.Milanesi, "Ribelli e
borghesi", Aracne, Roma, 2011 , all'opera del filosofo
russo Aleksandr Dugin "La Quarta Teoria Politica",
NovaEuropa Edizioni, Milano, 2018 ed all'opera di Niekisch stesso
pubblicata da NovaEuropa Edizioni E.Niekisch, "Il Regno dei
demoni", NuovaEuropa Edizioni, Milano, 2018
6L.Disogra,
op.cit. p. 21
7Cfr.
A.Dal Boca,"Da Mussolini a Gheddafi", Neri Pozza
Editore, Vicenza, 2012
8Carl
Schmitt (1888-1985) è stato u n filosofo e giurista tedesco. Fra le
sue maggiori opere ricordiamo: "Terra e Mare",
Adelphi, Milano, 2002 e "Il nomos della terra nel diritto
internazionale dello Jus Publicum Europaeum", Aadelphi,
Milano, 1991
9Cfr.
G.Galli, "Piombo Rosso", Dalai Editore, Milano,
2013
10L.Disogra,
op.cit. pp. 26-42
11Si
ricorda il caso di Roger Coudroy, primo europeo a morire per la
causa palestinese. Recentemente è stato pubblicato il testo con le
sue memorie in lingua italiana: R.Coudroy, "Ho vissuto la
resistenza palestinese", Passaggio al Bosco Edizioni,
Firenze, 2017
12L.Disogra,
op.cit. p.45
13Ivi.
p. 26
14Franco
Cardini (1940) è uno storico Italiano, specializzato in storia
medievale.
15Claudio
Mutti (1946) saggista ed editore Italiano (Edizioni all'Insegna del
Veltro) studioso inoltre di lingue ugro-finniche.
16J.Thiriart,
"L'Europa: un impero di 400 millioni di uomini",
Avatar Editions, Dublino 2011, cit. p. 43
17Ivi.
p.41
18V.I.Lenin,
"L'Imperialismo", Editori Riuniti, Roma, 1974,
cit.p.144
19L.Disogra,
op.cit. p.88
20Ibidem.
21Ibidem.
22L.Disogra,
op.cit. pp. 36-37
23Ci
permettiamo di citare in tal proposito; testi ove la teoria
d'avanguardia viene illustrata dai due leaders sovietci: V.I.Lenin,
"Stato e rivoluzione", Edizioni Lotta Comunista,
Como, 2016 e I.V.Stalin, "Per conoscere Stalin- Antologia
delle opere" a cura di G.Boffa, Mondadori, 1979
24G.La
Grassa, G.Petrosillo, M.Tozzato, "L'illusione perduta",
NovaEuropa Edizioni, Milano, 2017 cit.p.35
25L.Disogra,
op.cit. p. 39
26Ibidem.
27Ivi.
p.53
28Ivi.
pp.53-54
29Ivi.
p.54
30Ivi.
p.55
31Ivi.
p.56
32Ivi.
p.57
33J.Thiriart,
"L'Impero euro-sovietico", Edizioni all'Insegna del
Veltro, Parma, 2018
34A.Dugin
(1962) è un filosofo e politogo russo. Viene spesso dipinto
impropriamente come il "guru" di Putin o come
"l'eminenza grigia del Cremlino"; nonostante egli
abbia più volte criticato il Presidente russo e le sue idee siano
di notevole oppossizione alla modernità politica essendo seguace di
Heidegger, Evola e Guénon. I suoi testi sono stati tradotti in
Italiano da differenti case editrici e gode di notevole popolarità
in Europa Occidentale.
35A.Ivanov
(1928-1999) storico e scrittore russo ricordato anche per la
composizione di novelle.
36G.Zyuganov
(1944)
politico e fisico russo; segretario generale del KPRF (Partito
Comunista della Federazione Russa) è uno dei politici più popolari
nella Russia d'oggi.
37E.Ligaciov
(1920) politico sovietico, molto popolare nell'Era di Gorbaciov. Fra
le sue opere in lingua Italiana ricordiamo: E.Ligaciov, "L'Enigma
Gorbaciov", Napoleone, Roma, 1993
38L.Disogra,
op.cit. p. 67
39Ivi.
pp. 69-83
40
C.Boutin, "L'extreme droite francaise au-delà du
nationalisme 1958-1996", in "Revue Francaise
d'Historie des Idées Politiques", n.3, January-June 1996,
p.133
41J.Evola
(1898-1974) è stato un filosofo Italiano.
42L.Disogra,
"L'Europa come rivoluzione", Edizioni all'Insegna
del Veltro, Parma, 2020, cit.p. 79
43Ivi.
p.80
44Ivi.
p.81
45Ibidem.
46C.Preve
(1943-2013) è stato un filosofo italiano d'ispirazione marxista e
comunitarista.
47D.Fusaro
(1983) filosofo e professore universitario fra i suoi testi ove ha
trattato del tema ricordiamo al lettore: D.Fusaro, "Pensare
altrimenti", Einaudi, Torino, 2017
48Lorenzo
Disogra , "L'Europa come rivoluzione", Edizioni
all'Insegna del Veltro, 2020, cit.pp.82-83